Gianfrancesco Turano

Giornalista e drammaturgo, è nato a Reggio Calabria. Vive a Milano, dove ha cominciato a lavorare a 18 anni come venditore porta a porta di enciclopedie di cui sconsigliava l’acquisto. Essendo riuscito nell’intento di non piazzarne neanche una, si è laureato in greco antico. Ha fatto il traduttore e ha insegnato inglese in un istituto per parrucchieri. Ora è inviato speciale di un settimanale economico, ed ha pubblicato inchieste su corruzione, riciclaggio, finanza offshore, criminalità organizzata e altre realtà propulsive per lo sviluppo. Ama il jazz per eredità di famiglia e gioca a calcio da centravanti incompreso. Nel 2005 è uscito Ragù di capra (Dario Flaccovio editore).

Ragù di capra – Dario Flaccovio editore
Il piano di Stefano Airaghi è semplice: truffare la compagnia di assicurazione, far finta di annegare affondando il proprio yacht nello Jonio calabrese e aspettare il consistente premio restando nascosto in un paesino desolato della Locride. Sammy Morabito, suo socio a Milano e nipote del capobastone locale, gli fornisce le credenziali e l’appoggio logistico. Tutto andrebbe per il meglio se, mentre attende la dichiarazione di morte presunta, Airaghi non cominciasse a frequentare un gruppo di giovani delinquentelli della zona, e non decidesse di entrare nel giro grosso con una “ndrina” fondata e comandata da lui. Può un uomo solo, settentrionale, spavaldo e incosciente, sfidare una comunità del sud sorretta da ferree regole malavitose? Potere è volere, insegna la scuola della “Milano da bere” alla quale è cresciuto Airaghi. Riuscirci è un altro conto.

L’incipit
“Siete una banca oppure no? Le ho fatto una domanda. Siete una banca? Allora nelal vostra attività è compreso il rischio di impresa. Io non sto girando intorno a niente. Mi serve un altro mese per rientrare. Punto. Sessanta giorni e vi porto i soldi, due e sette più gli interessi che mi vorrete applicare. Fate voi: massimo scoperto, usura. Pago tutto. Però fra tre mesi: agosto 2000, se lo segni. Ha la mia parola e la mia parola è una. Se no, mi faccia fallire e non prendete un cazzo. Veda un po’ lei. Poi però raccontiamo anche la storia dei Rolex, delle cravatte de Hermès ai settoristi e compagnia cantante”.
Airaghi accese il rasoio elettrico e, tenendo il cellulare nella sinistra, incominciò a radersi la testa con la mano libera. I capelli castani si staccavano a ciocche.

Ha partecipato all'Edizione 2005