Milanese, è freelance di cronaca nera ed ha lavorato con le più importanti testate giornalistiche e televisive italiane. Si è specializzato in inchieste borderline sugli aspetti più controversi della realtà italiana, dalle sette sataniche al gioco d’azzardo. Con Il boia (Hobby&Work, 2005) ha esordito nel romanzo poliziesco.
Il boia – Hobby&Work
È un’estate torrida quella che soffoca Milano. Nella sua tenuta all’interno del Parco delle Groane, il corpo di Monsignor Alceste Contini, illustre personalità ecclesiastica della cittadina di Rho, viene trovato massacrato e orrendamente sfigurato. Per risolvere il caso, che scatena il panico tra gli abitanti dell’hinterland milanese, la Questura affianca all’irascibile commissario De Nigris il dottor Lucio Settembrini, enigmatico psichiatra e criminologo esperto di serial killer. E quando il misterioso assassino scrive una lettera alla polizia, i sospetti convergono tutti su Manuel Montero, giornalista alcolizzato reso celebre da Tribù di Notte, un trattato sulle perversioni cui la lettera allude. Ma i sospetti non bastano a farlo arrestare. Ossessionato dall’inspiegabile suicidio della sua ex fidanzata Dolores, certo che qualcuno voglia incastrarlo, Montero decide di sparire e di far luce da solo sul delitto, indagando all’interno di un mondo che ha già scandagliato in lungo e in largo, tra periferie desolate, bische clandestine, club privati e manicomi. Ben presto, però, gli omicidi si moltiplicano: un notaio trovato impalato in un prato, un uomo accoltellato nel Parco. L’assassino aumenta la sua ferocia inviando alla polizia i resti delle vittime. Ma qualcosa non torna. Chi è veramente Manuel Montero? E chi è veramente il Boia, così come la stampa chiama il killer che ama Beethoven? In un vortice di sospetti e di alibi, dove tutti sembrano avere qualcosa da nascondere, dove nessuno è davvero innocente, emerge lentamente una verità che affonda le radici in un passato lontano.
L’incipit
La bocca spalancata emanava un odore rancido, la cantina puzzava di sangue e carne putrefatta. Il corpo, completamente nudo, era incatenato sopra un enorme tavolaccio di legno, le mani strette quasi a pugno, come se avesse tentato disperatamente un ultimo sussulto. Le gambe e le braccia mostravano una posa innaturale. Schiacciate in alcuni punti, nerastre per gli ematomi, incise da profonde ferite. Il sangue, già raggrumato, tendeva ad addensarsi sul buco più grosso, quello nello stomaco. Ha partecipato all'Edizione 2005
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