Azzeccagarbugli

Il Premio - organizzato dalla Provincia di Lecco e dal Comitato Regionale dei Giovani Imprenditori di Confindustria Lombardia con il Gruppo Giovani dell’Unione Industriali della provincia di Lecco, con il patrocinio e il contributo della Fondazione Cariplo e del Comune di Lecco - vuole promuovere la diffusione del genere letterario giallo che ha già molti cultori ed appassionati, e creare intorno all’evento una serie di manifestazioni ed iniziative che coinvolgano enti e associazioni del territorio, a partire dalle scuole e dalle biblioteche, per favorire la lettura e avvicinare il pubblico agli autori, anche attraverso momenti di confronto e discussione. Alla selezione, avvenuta a Villa Monastero di Varenna il 21 luglio 2005, hanno partecipato 40 opere rappresentative del panorama editoriale italiano, edite tra 1 aprile 2004 e 31 marzo 2005.
I tre finalisti sono stati selezionati da una Giuria di Letterati composta da:
- Gianni Cavina (Presidente), attore e autore di sceneggiature cinematografiche.
- Renzo Cremante, filologo e storico della letteratura, docente di letteratura italiana all’Università di Pavia.
- Cecilia Scerbanenco, figlia di Giorgio Scerbanenco, laureata in filosofia, traduttrice , fondatrice e responsabile degli Archivi Scerbanenco.
- Giordano Bruno Ventavoli, giornalista del quotidiano La Stampa.
- Fabio Zucchella, caporedattore del periodico Pulp libri, consulente editoriale e traduttore.

Le tre opere finaliste sono state lette da una Giuria Popolare composta da 60 lettori, che il 21 settembre 2005 hanno votato e proclamato il finalista.

Sito internet: www.premioazzeccagarbugli.it
Ascolta l'intervento dei tre finalisti del Premio Azzeccagarbugli a La passione per il delitto

PIERO COLAPRICO nato in provincia di Bari, vive a Milano. Da vent'anni è giornalista di Repubblica, dove cominciò a lavorare come cronista di nera, diventando poi inviato speciale. E' autore di alcuni saggi - Manager calibro 9 (Garzanti, 1995), Capire tangentopoli (Il Saggiatore, 1996) - di numerosi racconti e di due noir - Sequestro alla milanese (Baldini&Castoldi, 1992) e Kriminalbar (Garzanti, 1999), tradotto anche in francese. L'ex carabiniere Pietro Binda – originario dell’erbese - è il personaggio dei tre romanzi - Quattro gocce d'acqua piovana (2001), La nevicata dell'85 (2001) e La primavera dei maimorti (2002), tutti pubblicati da Marco Tropea - scritti a quattro mani con Pietro Valpreda (scomparso nel luglio 2002), ambientati ognuno in una diversa stagione dell’anno. Nel 2003 è uscito il quarto romanzo, L’estate del mundial, a firma di Piero Colaprico, e nel 2004 Trilogia della città di M.

Trilogia della città di M. – Marco Tropea
Dopo i romanzi dedicati alla Milano degli anni ottanta e alle indagini del maresciallo Binda, tre dei quali scritti insieme a Pietro Valpreda, Piero Colaprico sceglie di raccontare la metropoli dei giorni nostri attraverso una trilogia inedita che ha come protagonista la capitale lombarda. Un’operazione letteraria che vanta illustri precedenti, da Paul Auster che viviseziona New York nella sua Trilogia a Agota Kristof, eccelsa autrice dei tre romanzi sulla città di K. Da giallista con un occhio sempre attento ai cambiamenti della società, Colaprico si serve di assassini e modelle, magistrati e vecchi gangster, nuovi malavitosi, poliziotti, spacciatori, perfino di un testimone cieco, per mostrare l’album noir della città di M., per suggerirci quanto sia cambiata Milano e, insieme a lei, si siano trasformati il nostro paese e forse il nostro mondo. A condurci nell’esplorazione è la curiosità del quasi quarantenne Francesco Bagni, ispettore della Omicidi, Squadra mobile di via Fatebenefratelli. Figlio di immigrati italiani in Svizzera, tornato in Italia dopo le scuole superiori, Bagni fa il poliziotto da vent’anni ed è uno che quando c’è da lavorare non si tira indietro. Il primo caso che l’ispettore si trova ad affrontare, insieme alla Scientifica, è quello di una ragazza uccisa nel suo letto con una zanna di narvalo conficcata in gola. È un’indagine difficile, che si snoda per quasi un anno tra i sotterranei della Stazione centrale e le banche d’affari, con un finale sorprendente. Nella seconda vicenda lo vediamo tenersi sveglio durante una sola, frenetica, cupa notte di lavoro, per scavare nell’ambiente della malavita storica del Ticinese. Incontrando quella “gent de man” che sapeva (e sa) conciliare sparatorie e bevute all’osteria, Bagni troverà anche il coraggio per affrontare uno dei nodi irrisolti del suo passato. Nella terza storia si sale e si scende dalla metropolitana e si scopre come sia facile far soldi imbrogliando e uccidendo. Si entra nei labirinti più segreti della città, ma anche del cuore del poliziotto. Perché per Bagni è importante studiare i fascicoli, vagliare le ipotesi, escogitare trucchi per incastrare i colpevoli, non dimenticare una vittima fino a quando giustizia non è fatta. Ma è altrettanto importante non smettere mai di cercare se stessi e aprirsi alla possibilità di amare, e farsi amare.

L’incipit
Il telefono, la sua croce.
“113, sono Villa. Bagni, è lei?”
“Affermativo, collega”. Erano quasi le tre. Da veterano delle levatacce e dei risvegli improvvisi riacquistò la lucidità in pochi attimi. “Un omicidio?” chiede.
“Si” confermò l’altro. Era un tipo taciturno, ma sorprendentemente volle aggiungere qualche parola: “Una donna che viveva sola”. Esitò una frazione di secondo. “L’hanno conciata male, proprio male, almeno così dicevano i colleghi”.
“E che dicevano, Villa?”.
Molte tragedie cominciano banalmente, spesso con una telefonata. Sembra così innocuo, il telefono.

LUCA MASALI ha pubblicato due romanzi di successo: I biplani di D’Annunzio (Mondadori 1996 e Todaro Edizioni 2002) e La perla alla fine del mondo (Mondadori 1999). I suoi libri sono stati tradotti in Francia, in Belgio e in Spagna e hanno vinto numerosi premi sia in Italia sia all’estero. Nel 2004 è uscito L’inglesina in soffitta (Sironi editore).

L’inglesina in soffitta – Sironi
Nel 1938, alla vigilia della seconda guerra mondiale, un tranquillo paesino sulle rive di un lago diventa l’epicentro di un intrigo internazionale a tinte forti. Tra bambinaie dure come colonnelli del controspionaggio, contrabbandieri assassinati nottetempo, lord inglesi che ascoltano la voce dei pesci negli abissi lacustri e l’ombra di Ettore Majorana, il fisico nucleare misteriosamente scomparso, si delineano i contorni di una vicenda che sarebbe pane per i denti di James Bond. Visto però che le spie con licenza di uccidere non abitano in provincia, a cercare di far luce sull’intricata vicenda non resta che il Marchion, attempato mastro d’ascia che ha fatto più barche di quanti capelli abbia ancora in testa. Proprio a lui, che capisce le barche meglio delle persone, spetta l’arduo compito di scoprire chi e perché ha ammazzato Raù, il vecchio barcaiolo. E per riuscirci avrà bisogno dell’aiuto di tutto il paese, a cominciare da un paio di ragazzini del posto per finire col Martin Picc, l’impiccione del paese, che non è del tutto a posto con la testa ma sa tutto di tutti e «ci ha più ascoltatori lui dell’Eiar». Ben presto, quella che sembrava un’indagine su un regolamento di conti tra delinquenti di mezza tacca, si ingigantisce in un rutilante susseguirsi di colpi di scena: il lago diventa teatro delle gesta di agenti segreti, infuriano battaglie subacquee, tentativi di recuperare il  relitto di un aeroplano che custodisce un enigma sconvolgente, e c’è anche chi giura di aver visto riapparire un leggendario mostro locale.

L’incipit
«Il funzionario consultò brevemente la bolla, e la restituì al pilota. «Valigetta diplomatica, eh?».
«Già».
«Il vostro governo deve avere una gran fretta, se vi fa partire con un tempo simile».
«Che ci volete fare, la rivoluzione fascista non dorme».Il funzionario sbattè con malagrazia un timbro sulla bolla, e salutò militarmente. «Buon viaggio, allora. E fate attenzione!».
Il pilota ringraziò e si arrampicò nell’angusta carlinga, ingombra di strumenti. La cassa di zinco era stata legata sul sedile del secondo, usando le cinture di sicurezza. Il pilota diede una pacca sul coperchio metallico. «Hanno un bel coraggio a chiamarti “valigetta”. Sembri più una cassa da morto!» esclamò.

VALERIO VARESI vive a Parma. Laureato in filosofia, dall’85 è alla redazione bolognese di Repubblica. Ha pubblicato romanzi e racconti apparsi su quotidiani e in raccolte collettive. Tra la sua bibliografia Ultime notizie di una fuga (Mobydick, 1998), storia della scomparsa di un’intera famiglia sulla quale indaga il commissario Soneri (un riferimento evidente alla vicenda Carretta, che nel libro si chiama però Rocchetta). Nel 2000 ha pubblicato Bersaglio, l’oblio (Diabasis, 2000), seguito da Il cineclub del mistero, (Passigli, 2002) e da Il fiume delle nebbie (Frassinelli, 2003) candidato al Premio Strega 2003. Nel 2004 è uscito L’affittacamere (Frassinelli) e nel 2005 Le ombre di Montelupo (Frassinelli). Presto arriveranno in tv, su Rai Uno, quattro episodi tratti dai romanzi di Varesi con protagonista il commissario Soneri, che sarà interpretato da Luca Barbareschi.

L’affittacamere – Frassinelli
Mancano pochi giorni a Natale, la nebbia e il freddo mordono Parma, in preda alla gioiosa frenesia che precede le feste. Ma al commissario Soneri tutta quell'agitazione mette solo malinconia e malumore, specialmente da quando ha avviato l'inchiesta sull'inspiegabile omicidio di Ghitta Tagliavini, l'anziana titolare di una nota pensione nel centro storico. La vittima lui la conosceva bene: nelle sue stanze aveva incontrato l'amatissima Ada, un'allieva della scuola infermiere che aveva sposato, e purtroppo perso troppo presto in circostanze drammatiche. L'indagine, che si presenta subito complessa, priva com'è di indizi, mette dunque Soneri a confronto con un passato carico di ricordi, ma soprattutto ingannevole. Le sue ricerche gli rivelano infatti molti dettagli inquietanti: Ghitta non era l'onesta affittacamere che rammentava, ma una donna avida, temuta e senza scrupoli, che si era arricchita trasformando la pensione in un albergo a ore, praticando aborti illegali ed esercitando come "medicona". Forse la spiegazione della sua brutta fine va cercata in queste attività poco pulite, ma forse c'è dell'altro, qualcosa di più misterioso che il commissario oscuramente teme, perché intuisce legato anche al suo matrimonio e ai suoi sentimenti più profondi.

L’incipit.
Il pomeriggio scorreva lento in un silenzio insidioso. Dalle volanti nessuna segnalazione, in sala operativa solo sbadigli e nemmeno un’anima all’ufficio stranieri. Passando nei corridoi deserti, il commissario Soneri pregustava l’ozio delle feste, in cui lasciarsi andare a pensieri rimasti in sospeso per settimane. Già gli invadevano la testa a frotte correndo senza più dogane: attimi impagabili nell’atmosfera di vacanza prenatalizia.
Sentiva telefoni squillare a vuoto nelle stanze dei colleghi, mentre qualcuno parlottava al piano di sopra dove c’era la Narcotici. Ma in quel periodo, anche gli spacciatori erano andati in ferie.